di Mariarosa Greco
Siamo costantemente immersi in un mondo che produce. Produce pensieri e emozioni come anche oggetti, azioni, idee. Tutta questa energia per produrre, rende difficile il Silenzio.
Cosa è il Silenzio?
È l’assenza di suoni esterni o di pensieri interni o c’è qualcos’altro? È anche uno stato dell’essere che predispone ad accogliere nuove conoscenze. Il silenzio porta alla ricerca. Se nell’immediato può far pensare ad una condizione passiva, è un modo attivo di entrare con sè stessi e molto velocemente.
Meditare, acquietando emozioni e pensieri, permette di addestrarsi nel Silenzio e godere del tempo presente. I pensieri che produce la nostra mente si collegano alla vita già passata, fino a un attimo prima del presente, oppure al futuro (cosa farò, cosa dirò, cosa proverò…).
Il Silenzio sul piano del Corpo
Il Silenzio nel piano del corpo è la fermata, l’opposto del movimento senza nessuno al posto di comando. Se lasciamo fermo un bicchiere di acqua torbida, i detriti si depositeranno sul fondo, e dopo poco l’acqua sarà limpida. Se lasciamo il corpo fermo, affiorerà quella leggerezza che in genere è imprigionata in un corpo appesantito principalmente dalla mente che produce costantemente pensieri, sensazioni e emozioni fisiche.
Il Silenzio si può realizzare partendo anche da movimenti lenti e consapevoli del corpo, accompagnati da una respirazione regolare, silenziosa e profonda.
È necessaria la condizione di silenzio esteriore per favorire l’esperienza del silenzio interiore.
Il Silenzio sul piano della Mente
Il Silenzio nel piano della mente non è solo non parlare, ma anche usare poche parole comunicando qualcosa.
Silenzio è anche mettere in discussione valori, credenze, certezze basate su condizionamenti sociali.
Silenzio è anche saper ascoltare, accogliere senza giudizio ciò che arriva, in antitesi alla chiusura di quando presumiamo di aver capito o riteniamo di avere già le soluzioni. In ogni caso la mente elaborerà e giudicherà, dunque visto che “parlerà” ugualmente, sta a noi, alla nostra scelta consapevole fermarci ad accogliere nel silenzio.
La pratica del silenzio come condizione per l’emersione della coscienza è comune a molte vie. Ad esempio nel buddismo la mente è la radice di ogni cosa: creatrice della felicità e della sofferenza, del samsara e del nirvana. Nel buddismo tibetano si legge “Non cercate di troncare la radice dei fenomeni, troncate la radice della mente”. La mente tutto sa e quello che non sa tende a negarlo, ad escluderlo, oppure a crearlo. Essere consapevoli di non sapere e dunque non escludere niente è senza dubbio non solo un modo consapevole di relazionarti con la vita, ma anche di goderti momenti di vita in totale tempo presente.
Il Silenzio è anche un modo diretto per trasformare egocentrismo e presunzione di sapere e avere risposte invece che domande.
Nel silenzio riusciamo a relativizzare il potere della mente, osservando abitudini e accorgendoci dei numerosi momenti quotidiani in cui creiamo interpretazioni soggettive sulla vita e l’universo.
Laddove finisce la mente, inizia la meditazione.
Comments